In Italia, dati recenti dell’Ospedale Pediatrico del Bambin Gesù di Roma registrano un aumento dei tentativi di suicidio e di autolesionismo nei ragazzi più giovani. Secondo, infatti, questo dato, condiviso dal responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Bambin Gesù di Roma, ildr Stefano Vicari, tra il mese di ottobre 2020 e gennaio 2021, i tentativi di procurarsi ferite autoinflitte e i tentativi di togliersi la vita sono stati più frequenti del 30% tra i soggetti con età compresa tra 12 e 18 anni.
Questi dati sono da mettere in relazione con un altro fenomeno: l’affermazione di Tik Tok, un potente social network, che ultimamente sta diventando sempre più sinonimo di pericolosità e violenza. Pensiamo al caso della bambina di 10 anni di Palermo, morta per una fatale“challenge” che girava proprio su TikTok: la bambina si è legata una cintura attorno al collo che le ha procurato la morte. Dopo questa vicenda è intervenuto il garante per la privacy che ha disposto nei confronti del social“il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica”.
Sta di fatto che dal tragico episodio di Palermo di challenge estremo si è scoperto che su TikTok e altri social (anche con profili anonimi), spopolerebbero tra i minori forme estreme di violenza e autolesionismo, portando all’esasperazione quello che avvenne negli anni‘90 dove ci fu un grande clamore attorno ai videogiochi violenti. Oggi il 98% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni possiede uno smartphone personale a partire dai 10 anni d’età. Questi strumenti tecnologici, nelle mani di ragazzi molto giovani, diventano oggetti pericolosi da utilizzare all’insaputa dei genitori.
Diversi psicologi hanno spiegato come questo gioco faccia entrare i ragazzi in un tunnel di sofferenza, da cui sentono di poter uscire solo suicidandosi. La mente del giovane viene manipolata con video satanici, horror e osceni. Ecco perché non si deve iniziare, nemmeno per gioco.
I selfie, così in voga tra gli adolescenti, rappresentano delle forme di esibizionismo dove si è disposti a tutto pur di ottenere un “like”. Si stima che circa il 13% di loro abbia seguito una dieta per diventare più attraenti nei selfie. È indubbio ormai che le vetrine dei social siano l’espressione del narcisismo degli adolescenti. I ragazzi compresi nella fascia tra i 14 e i 19 anni mediamente ne fanno circa 5 al giorno, con punte massime di 100, contro i 2 selfie al giorno dei più piccoli che preferiscono utilizzare maggiormente i video e i messaggi audio.
Le challenge dei nuovi adolescenti producono adrenalina che si traduce in piacere della sfida, nel gusto del divertimento che azzera la percezione del rischio e il gioco dell’emulazione che permette di non sentirsi diversi dagli altri e fuori dal gruppo.
La soluzione è complessa e trasversale: servono adulti consapevoli di questi rischi, che conoscano bene gli interessi dei propri ragazzi e ciò che li attira di più quando navigano in rete. È necessaria un’opera di prevenzione e di educazione in grado di trasmettere ai bambini e agli adolescenti la consapevolezza del pericolo, ma anche la capacità di non farsi influenzare da tutto quello che circola rete.
Antonio Urrata