STUDIO PSICOLOGIA ANTONIO URRATA

Identità di genere. Consulenza tecnica per la riattribuzione del sesso

Gli autori di questa pubblicaizone edita da Franco Angeli sono Filippo Petruccelli, Chiara Simonelli, Roberta Grassotti, Francesca Tripodi.

 

La disforia di genere rappresenta la condizione in cui c’è discordanza, parziale o completa, tra il sesso di nascita da un lato, e il genere codificato dal cervello, dall’altro, e rappresenta da sempre un argomento piuttosto dibattuto in ambito clinico, giuridico e mediatico. Il volume raccoglie contributi esplicativi e applicativi derivati dall’esperienza professionale e clinica degli Autori. Il  testo  descrive  la  tematica  dell’identità  di  genere  e  del  transessualismo  in  maniera esaustiva e approfondita. Comincia facendo una netta e precisa distinzione tra, Orientamento sessuale (attrazione fisica ed affettiva per una persona che può essere di sesso diverso, uguale o di una qualsiasi altra sfumatura); Ruolo  di  genere  (modalità  con  cui,  attraverso  comportamenti  verbali  e  non,  si esprime agli altri e a sé stessi il genere cui si sente di appartenere); Identità sessuale (sesso biologico, determinato da cinque fattori quali i cromosomi, le gonadi, gli ormoni, le strutture riproduttive interne e gli organi sessuali esterni); – Identità di genere (percezione unitaria e persistente di sé stessi come appartenente ad un genere, o ad un a-genere o a più generi ci sarebbe da aggiungere. L’identità di genere, infatti, può variare e varia da persona a persona e da momento a momento);

Dopo aver affrontato il concetto di identità di genere in maniera neutrale, si entra nello specifico:  cos’è  la  disforia  di  genere?  La  disforia  di  genere  si  configura  come  una discordanza, parziale o completa, tra il sesso di nascita assegnato in base ai genitali esterni e il genere codificato dal cervello. Non è un disturbo di per sé, ma è la presenza di un distress elevato connesso a tale condizione a renderla di interesse clinico, considerando l’infanzia l’adolescenza e gli adulti.

Non vengono tralasciate le informazioni di dettaglio tra l’iter medico e psicologico del percorso di riattribuzione del sesso considerando anche gli effetti indesiderati. Il volume infatti raccoglie contributi esplicativi ed applicativi derivati dall’esperienza professionale e clinica degli Autori, con l’obiettivo di fornire strumenti utili per tutti gli operatori impegnati nei campi della psicologia, della sessuologia, della giustizia, dell’educazione e della divulgazione di massa.

Un focus e anche in riferimento alla fascia d’età che va dagli 11 ai 14 anni è comunemente considerata una fase della vita estremamente delicata a causa delle “trasformazioni” fisiche e psichiche che porteranno inevitabilmente a divenire uomini e donne con l’instaurarsi, in maniera definitiva, dell’immagine di sé come maschio e come femmina.

Ricordiamo che fin dal 400 a.C. Platone nel suo Il Convivio s’interrogava sul tema dell’identità e sugli elementi maschili e femminili presenti in ogni essere umano (Turolla, 1953). Esiste un bisogno profondo degli esseri umani di comprendere meglio questa componente della personalità che, a prima vista, può sembrare semplice nella sua divisione polarizzata maschio e femmina, ma che invece, attraverso un esame più profondo e articolato, evidenzia confusione e ambiguità.

La sessualità non può essere considerata come un’entità a sé stante, ma va inquadrata nel contesto biopsicosociale della personalità come ha dimostrato la psicoanalisi che, attraverso la scoperta delle sue origini nell’infanzia, ne ha sottolineato da un lato il significato centrale nello sviluppo umano, dall’altro ha dimostrato i rapporti tra disturbi sessuali e sessualità normale (Freud, 1905). Inoltre Freud già nel 1920 teorizzò la presenza di tre ordini di fattori nella sessualità: le caratteristiche sessuali, fisiche e psichiche e il tipo di scelta oggettuale (Freud, 2008).

L’identità di genere è uno degli elementi fondamentali del processo di costruzione dell’identità sessuale e personale, un processo dinamico, malleabile, negoziabile, influenzato dalla cultura d’appartenenza, che determina un modo di vedere se stessi in relazione alla società. L’assegnazione ad una precisa categoria di genere avviene attraverso l’aspetto degli organi sessuali esterni che determinano sin dalla nascita il parametro su cui si basa l’assegnazione al sesso biologico. La categoria sessuale agisce sulla costruzione e sull’apprendimento dell’identità di genere: se il nascituro possiede gli organi sessuali femminili, crescerà come bambina, se possiede gli organi sessuali maschili, crescerà come bambino (Ruspini, 2004). Inoltre altri importanti elementi che determinano l’identità di genere sono i fattori culturali e sociali (Kessler, 1996).

Nell’economia di questo lavoro è utile sottolineare e tenere presente che, a livello squisitamente psicopatologico, il disagio derivante dall’incongruenza tra la propria identità sessuale e il sesso assegnato alla nascita viene indicato con l’espressione: disforia di genere, introdotto nel DSM 5 per indicare una nuova classe diagnostica e riflette un cambiamento nella concettualizzazione della definizione del disturbo: esso evidenzia il fenomeno dell ‘”incongruenza di genere” piuttosto che l’identificazione tra i sessi di per sé, così come accadeva nel caso disturbo dell’identità di genere nel DSM-IV.

Riferendosi alla Disforia di genere, anziché al Disturbo dell’Identità di Genere, si punta finalmente l’attenzione più al disagio affettivo e cognitivo provato in relazione al genere assegnato e inoltre ci si concentra sulla disforia come problema clinico e non sull’identità in sé. Esattamente come per i disturbi d’ansia (solo per citare un esempio) l’entità del disagio avvertito e le sue ripercussioni sono ciò che determinano la presenza di un quadro clinicamente significativo. Questo è un grande cambiamento, se consideriamo che nella precedente versione del DSM il Disturbo dell’Identità di Genere si focalizzava sulla percezione di una identità diversa dal sesso biologico, senza considerare il disagio del soggetto.

L’APA (2008) afferma che sarebbe alquanto semplicistico ridurre orientamento sessuale su un continuum che va dall’eterosessualità all’omosessualità passando per la bisessualità. Sarebbe più corretto considerare l’orientamento sessuale come un costrutto multidimensionale in cui convergono molti fattori: comportamento sessuale, attrazione, fantasie sessuali, preferenze sociali ed emotive, autoidentificazione e stile di vita (Klein, 1993). Questo significa che possono esistere differenze tra le fantasie e i comportamenti o tra innamoramento e attrazione. Graglia (2009) afferma che ci si può eccitare davanti scene omosessuali, ma infine innamorarsi solo di persone dell’altro sesso.

È evidente che molte culture, a noi più remote, hanno adottato molteplici approcci per distinguere le fluidità e la complessità del genere e del sesso biologico Sono comunque del parere che, negli ultimi decenni, si stiano realizzando dei consistenti passi avanti, in quanto la decostruzione dei generi sta allentando le costruzioni binarie, contribuendo a smontare lo stereotipo di un’omosessualità condizionata dal genere, ampliando semmai dimensioni di genere multiple e queer.

Antonio Urrata